Pensavamo di conoscerle, ma non è così: le creme e le lozioni che ci spalmiamo ogni giorno sulla pelle hanno una struttura molecolare molto diversa da quella ipotizzata finora. A smascherare la loro vera natura è l’analisi condotta con raggi X e fasci di neutroni dai ricercatori del King’s College di Londra e dell’Università di Manchester. I risultati, presentati al convegno della Società americana di chimica (Acs), potranno aiutare le aziende produttrici a sviluppare formulazioni sempre più efficaci e sicure.
Quelle messe a punto finora, infatti, sarebbero basate su una conoscenza molto “naif” della microstruttura delle lozioni, dedotta per lo più da misurazioni indirette, secondo quanto afferma il coordinatore dello studio David Barlow. Il suo gruppo di ricerca ha invece provato a fare un’indagine diretta, irradiando dei campioni di prodotto con fasci di raggi X e neutroni per capire come fossero dispersi gli ingredienti opportunamente marcati. Per agevolare lo studio, è stata usata una crema molto semplice, preparata con soli cinque ingredienti.
A sorpresa, i risultati delle analisi hanno dimostrato che gli ingredienti noti come ‘surfattanti’ (che hanno un’azione emulsionante e solubilizzante) non si aggregano come previsto ai ‘co-surfattanti’ per formare lamelle sovrapposte simili agli strati di una millefoglie: i surfattanti, in realtà, rimarrebbero separati, formando delle strutture note come micelle. Inoltre, la sostanza usata come conservante con azione antimicrobica non si troverebbe dispersa negli strati acquosi che si alternano alle lamelle, bensì sarebbe incorporata nelle lamelle stesse.
“La stabilità a lungo termine e le proprietà terapeutiche di una crema sono determinate dalla sua struttura di base”, spiega la ricercatrice Delaram Ahmadi. “Se riuscissimo a capire la microstruttura chimica della crema mettendola in relazione con la struttura della pelle, allora potremmo riparare meglio la barriera cutanea compromessa”.